lunedì 31 agosto 2015

La nostra pizza di patate


La vera pizza di patate..perchè fatta di patate! :-)
Siccome le farine non sono cosa buona da assumere ma la pizza resta una terribile droga, tempo fa scopro per caso l'utile amidosità delle patate! La cucina è un piccolo laboratorio chimico in fondo!
Visto che fare le patate al forno per quattro persone assatanate di patate al forno (dunque 2,5 kg), ho ben pensato di usare la lama del frullatore che fa le fette larghe senza fatica e velocemente! Yeah!
Poi comincio a metterle sulla placca da forno coperta con carta da forno. Metto un po' di erbette del giardino (salvia, rosmarino, timo) e un pizzichino minuscolo di sale perchè cerco di non usarne, filo d'olio e continuo con altro strato di fette di patate. Il mio segreto è saltare i condimenti ogni tanto così da non rendere troppo carico di grassi cotti il piatto ma risultando comunque gustoso.
Mi sembra che ne ho fatti 3 di strati, massimo 4 finendo con erbette ecc...
In forno preriscaldato a 180° si lascia almeno 30 minuti e poi ad occhio si ferma la cottura quando sopra si sono colorate bene. Si lascia il tutto almeno mezz'oretta nel forno spento.
Quando si va ad impiattare ci si accorge che bisognerà fare delle fette proprio come una pizza a taglio!!


Ps. Importante la qualità delle patate! La qualità gialla è sicuramente migliore in questo caso.

venerdì 28 agosto 2015

Serendipità

Quando mi accingo ad impostare il mio blog, la prima cosa che mi si chiede è: il titolo! Come sempre non avevo fatto i conti con l'importanza di quest'ultimo. Così ho cercato di farmi ispirare e nella mia mente cercavo l'aspetto da mettere in risalto: salute? Cibo? Sì, ma non solo. Così, pensa e ripensa, mi è tornato alla mente questo termine...serendipità, che ammetto non ricordavo subito cosa significasse precisamente ma lo sentivo risuonare bene nell'attimo che mi era balzato alla mente.
E così vado a cercare.

Il vocabolario Treccani dice questo:

"...dall'inglese serendipity, coniato (1754) dallo scrittore inglese Horace Walpole che lo trasse dal titolo della fiaba The three princess of Serendip: era questo l'antico nome dell'isola di Ceylon. letter. - La capacità o fortuna di fare per caso inattese e felici scoperte, mentre si sta cercando altro."

Poi mi sono ricordata anche di un film che porta il termine in inglese.

Ma comunque per quanto forse poco adatto al titolo di un blog, forse poco accattivante, troppo intricato, in fondo mi rispecchia eheheh!

E soprattutto rende bene l'idea di una mia caratteristica: cerco, ricerco, studio. L'ho sempre fatto nella mia vita, da quando ero piccola amavo leggere, curiosare, nei libri e nel mondo attorno a me, nel cielo che adoravo guardare al tramonto (romanticona sin da piccolina!). Crescendo ne ho fatte di cotte e di crude, da una carriera di pianismo classico, al mondo delle terapie alternative, al sociale e al mondo dell'educazione e della pedagogia con la musicoterapia,e forse qualcuno attorno a me ancora si chiede che cavolo combina questa nella vita :-) Mentre cercavo qualcosa, ne trovavo spesso un'altra inattesa e di solito felice, a volte dura ma necessaria e portatrice di future gioie.

Quella accaduta due anni fa, "l'incontro" con un testo che non stavo cercando, perchè volontariamente mi tenevo lontano da spiegazioni alimentari alle problematiche che affliggono fisico e mente, è stato un grande momento serendipico. Capire a fondo quanto culturalmente ci abbiano deviato, come ci tengono soggiogati nell'ipnosi del cibo, quanto questo abbia un impatto non solo personale ma sociale, quanto questo ci tenga inchiodati nella paura dell'ignota malattia che viene e ti colpisce, che ci fa sentire impotenti. Tutto ciò non viene spesso compreso da chi vede determinate scelte o discorsi come "roba da salutisti".
Scoprire a fondo l'organismo, i suoi funzionamenti, le verità nascoste su ciò che ingeriamo, è stato per me liberatorio, mi ha permesso pian piano di liberarmi da tante catene per poter essere sempre più padrona della mia mente e del mio corpo...perchè in fondo è quella vitale scatoletta attraverso cui possiamo essere.

Ecco questa è stata un'inattesa scoperta, durissima da digerire per la scarsa comprensione che spesso si ha attorno, ma una felicissima scoperta, che ha apportato un benessere fisico e interiore di una portata incredibile e che mi ha permesso di mettere delle solide basi anche per i miei piccoli.

E allora auguro un po' di serendipità a tutti nella vita ;-)

mercoledì 19 agosto 2015

FRUTTA CHE PARADISO, MA DOPO IL PASTO: NO, GRAZIE!

Una delle usanze della “buona tavola” e della buona ospitalità è un menù completo generalmente così composto: antipasto – primo – secondo – contorno – FRUTTA – dolce.
Ecco, in questo susseguirsi di portate, oltre ad altri abbinamenti molto dannosi, ce n’è uno su cui bisogna concentrarsi per il suo livello anche di pericolosità: la frutta a fine pasto.
La frutta è una panacea nonché l’alimento che dovrebbe ricoprire la maggior parte della nostra alimentazione, ma per il suo grande potere disintossicante e per le sue capacità di fermentazione, dopo aver ingerito amidi e proteine di tutti i tipi potrebbe portare da lievi conseguenze, come un gonfiore addominale o una digestione via via più difficoltosa fino a casi gravi di blocco digestivo o enterocoliti.
Spesso la necessità di una bella fetta  d’anguria dopo una mangiata estiva è dettata dal sovraccarico a cui è sottoposto l’organismo per la digestione, il surriscaldamento a cui va incontro che richiede acqua, che a sua volta andrà ad aumentare il sovraccarico. Dunque, cosa dovrebbe essere evitato? Il sovraccarico. Un pasto equilibrato, che non significa non soddisfacente, ma solo “cosciente”, non porterebbe ad avere queste necessità.
Spieghiamo perché.
La frutta rientra nella categoria alimentare dei carboidrati ovvero gli zuccheri
Gli zuccheri, a contatto con altre categorie di alimenti (grassi, proteine, amidi) fermentano creando gas e gonfiore. Il modo migliore per assimilare le proprietà della frutta e soprattutto non incorrere in situazioni sgradevoli mangiandola, è semplicemente gustarla: da sola!
Questo perché la frutta in realtà non viene digerita nello stomaco ma bensì nel piccolo intestino (intestino tenue). I frutti passano rapidamente nello stomaco, a differenza di tutte le altre categorie alimentari e nel caso queste ultime fossero presenti, trattengono lì anche il bolo alimentare contenente frutta la quale comincerà a fermentare.

Dunque, scardinare questa usanza della frutta a fine pasto deve essere una buona regola e modificarla anche con gli ospiti sarebbe un bel regalo d’ospitalità.

E allora quando servirla!?
Ma come antipasto!!!

Accogliere gli ospiti con un bell’antipasto di frutta fresca, profumata e gustosa è un modo per assaporarla pienamente in tutta la sua alchimia, non avendo la bocca contaminata da altro, nonché un bel regalo per il proprio sistema digerente!


martedì 18 agosto 2015

Il primo post...

Che emozione! Il primo post sul mio blog. Visto che se ci sto a pensare non mi deciderò mai, la butto lì senza troppi rimuginii. Non sarà un blog di ricette, primo perchè non sono brava ad elencare perfettamente ingredienti, foto e quant'altro, secondo perchè credo che ci siano tante altre cose da approfondire oltre agli armeggiamenti in cucina. Però voglio cominciare con una ricetta perchè mi piaceva la foto ed era la cosa più semplice per dare il via!
Spesso mi si chiede cosa mangio o si ha l'idea che salutare significa insapore e triste, ecco un piatto che colora la tavola, gli occhi, le papille gustative e anche un po' l'anima.


TARTARE DI PEPERONI E LUPINI
(dalla rivista CRUDO style ma sempre col mio zampino)

2 peperoni rossi tagliati a dadini
200 gr di lupini sgusciati e tagliuzzati col coltello
70 gr di olive denocciolate (quelle di Gaeta sono il top)
Una manciata di capperi (lasciati in ammollo un paio d'ore)
Qualche foglia di basilico

Nella foto ho contornato con fiori di zucchina raccolti da poco nel magico orto di Nonno Nino.
Mischiare tutto e gustare a cucchiaiate! Il lupino è un po' caciottoso nonchè saporito, le olive grassette e gustosissime, il peperone crudo stempera questi sapori forti e ne viene esaltato al tempo stesso.